Questione di incipit

L’incipit è seduzione.

Stimolo, richiamo, eccitazione.

L’incipit è lì a catturare il lettore, ad attirarlo dentro la storia. Lo ammalia, lo incuriosisce, lo abbraccia.

L’inizio di un racconto, di un romanzo, e non solo, in effetti è molto importante.

Ma per chi è così importante?

Per la casa editrice che deve decidere se autore e storia sono interessanti tanto da meritare la pubblicazione?

Per il lettore?

Per predisporre l’autore a proseguire bene?

Genericamente possiamo dire che il primo impatto conta molto, per tutto e tutti. Nel tempo dell’immagine pure la copertina è essenziale per colpire, si sa. Del resto lo è anche l’autore. E, più di tutto, la promozione. I maghi degli spot, delle recensioni, del tam tam online e offline studiano alla grande cosa e come portare a destinazione con successo.

Nella sostanza poi qualsiasi libro andrebbe valutato ben oltre l’incipit, da autore, editore, lettore.

Io acquisto un libro per svariati motivi. Difficilmente per l’incipit. Quello se mai è la ciliegina sulla torta quando mi appresto alla lettura. In ogni caso, mentre sbircio in libreria, faccio i saltelli sfogliando alla ventesima pagina, all’ottantesima e alla fine o giù di lì. C’è però sicuramente chi si affida all’approccio con la prima pagina. Chi prende per oro colato solo le uscite di scrittori noti e chi accetta solo il consiglio di amici.

Da ghostwriter posso darvi una fantastica notizia: ho scritto per esordienti niente affatto attrezzati per le strade di facile trionfo eppure hanno incontrato un esito felicissimo.

Torniamo all’incipit. Inutile scervellarsi a caccia di regole di efficacia. Non esistono tecniche, metodi e trucchetti narrativi validi per tutte le storie e per tutti i libri.

Possiamo immaginare il principio come un invito al quale il lettore non possa sottrarsi: deve suscitare il lui la voglia di andare avanti, di scoprire cosa succede dopo le prime righe, dopo le prime pagine, dopo il primo capitolo.

L’incipit deve divertire, emozionare, coinvolgere, spaventare, commuovere.

Insomma deve scatenare un sentimento che è già legame con il libro.

Un’irresistibile attrazione, una suadente carezza, un vertiginoso brivido.

Mi piace immaginarlo come un patto che si stringe con il lettore: accomodati, ti prometto che questa storia ti farà piangere, ridere, sognare, sobbalzare.

E ora…che incipit sia!

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